sabato, luglio 29, 2006

zio will


"Su internet nessuno sa che sei un cane": a parte coloro che possono (potrebbero) monitorarti...Non è detto che il futuro SIA questo, ma è bene valutare che POTREBBE esserlo...Ma per chiudere il cerchio con Baudrillard, nel 2000 è uscito "Parole Chiave" (6), che ho letto solo dopo Inedita Blog: ma nel capitoletto dedicato al "virtuale" Baudrillard scrive:

"dal mio punto di vista, io penso che ci sia un ipertofia tale del mondo virtuale che sfocerà in una forma di implosione."

12- (Postille) - Personal Jesus (Depeche Mode, Violator)

Ecco qua. A questo punto l'"estensione" del concetto iniziale non è più una forzatura...Ma Baudrillard parla anche, incredibilmente, di una visione fideistica, due pagine indietro.(6)
"Questa poderosa presenza della virtualità, questa esibizione in senso artistico, non è in fondo una nuova scena dove gli operatori hanno sostituito gli attori? Non avrebbe allora più senso aderire alla fede di qualsiasi altra organizzazione ideologica. Ipotesi piuttosto rassicurante: niente alla fine sarebbe alla fine molto importante, e lo sterminio della realtà sarebbe già avvenuto."
Questa parte è ancora più inquietante: chi si ricorda le polemiche sul fatto che "in fondo la mia opinione vale come quella di chiunque altro" (Baudrillard compreso, per dire) di solito nascosta dietro la opinabile idea che "i giornalisti, gli scrittori (eccetera) hanno paura della rete solo perchè smunuisce il loro ruolo e li equipara a chiunque altro"?.
"Nel virtuale non si parla più di valore ma semplicemente di messa in informazione, di messa in calcolo, di un conteggio generalizzato nel quale gli effetti del reale spariscono."(6)

(1) - Les Immateriaux 20 ans apres - Drammaturgia del postmoderno: note da una ricerca, di Francesca Gallo
(2) Luther Blissett, "Mind Invaders". Castevecchi, Roma, 2000
(3) Blissett e non più Blissett, intervista a Permario Ciani di WN, in Magnethic Metablog, 2004
(4) Jean Baudrillard, "A l'Ombre des Majorités Silencieuses, Denoël, Paris, 1982
(5) Antientropical League, "Appunti per la definizione di una Didattica Antientropica", 1988, Alessandria, autoprodotto in 100 copie.(6) Jean Baudrillard, "Parole Chiave", Armando Editore 2002 (ed. francese Fayard, 2000)


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posted by William Nessuno
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venerdì, luglio 28, 2006

PROGETTO RETINO
A cura di Giulia Buono. Acchiappato n° 4:
BUONO GIULIA
G.B.: Ciao! Quale ruolo ritieni debba avere Oggigiorno l'arte odierna?
B.G.: Sicuramente quello celebrare per l'Eternità la Bellezza, che è capace di Commuovere gli Animi e diffondere la Bontà dei Sentimenti

G.B:: Da dove nasce la tua necessità di operare?
B.G.: Dai schei

G.B.: Qual è il tuo lavoro in cui più credi?
B.G.: Dare un senso di fiducia a chi mi sta attorno e farmi stimare per la mia attendibilità
G.B.: Se potessi, quale opera d'arte distruggeresti?
B.G.: Qua a Conegliano, perla del Nord Est, non si distruggono i monumenti, così come come non esistono cani che passeggiano in centro,o panchine, writers, droga, cattiveria o cose brutte.
G.B.:Tu ritieni che il sistema ci voglia morti?
B.G.:No, perchè mi hanno insegnato che se ti sei comportato bene in vita,il bello arriva dopo, non muori per davvero
G.B.Quale giovane artista con cui sei in contatto ritieni ti
abbia in qualche modo influenzato?
B.G.: C'era una mia amica Tonno che un giorno al Liceo sentii dire " Quasi quasi dopo le superiori faccio l'Accademia", e pensai che era una buona idea. E poi una certa Tasca Alice
.

mercoledì, luglio 26, 2006



Ho appreso da poco della morte di Piermario Ciani, per chi non lo conoscesse invito a raccogliere informazioni su di lui in giro per la rete,tanto sapete come si fa...
PROGETTO RETINO
A cura di Giulia Buono.Acchiappato n°2-a:
PIERLUCA GALVAN
G.B.: Pier, secondo te che ruolo deve avere oggigiorno l'arte odierna?
P.G.:oggigiorno l'arte odierna dovrebbe far si che lo ieri e il domani siano oggisenza che bisogni sempre aspettare domani perchè lo ieri diventi odierno come ungatto che si morde la coda.inoltre dovrebbe arrivare a tutti senza essere sempre accolta con diffidenza dainon addetti ai lavori
G.B:: La tua necessità di da dove nasce?
P.G.:dai sogni, dal mondo intorno a me, dalle persone che mi danno fiducia, daquelle che non me ne danno,dalle mie tristezze ma soprattutto dai miei momentidi gioia.
G.B.: Qual è il tuo lavoro in cui più credi?
P.G.:quello che farò quando riuscirò finalmente a trovare una buona storia daraccontare, cioè il punto verso il quale sono diretti .tutti i miei lavori che nascono da questa latenza
G.B.: Se potessi, quale opera d'arte distruggeresti?
P.G.:se potessi, non avrebbe senso distruggerla.
G.B.:Tu pensi che il sistema ci voglia morti?
P.G.: io penso che il sistema ci vuole sistemati non so se uno che è morto si siadefinitivamente sistemato.... be, forse si
G.B.:Mi puoi indicare ungiovane artista con cui sei in contatto che ritieni ti abbia in qualche modo influenzato?
P.G.: pesco a caso un solo nome tra i tanti dal cappello che se no facciamo casino ...aspetta... ecco......Franco Berti.
PROGETTO RETINO
a cura di Giulia Buono.Acchiappato n° 2-b:
FRANCO BERTI
G.B.: Ciao Franco! Tu quale ruolo ritieni debba avere oggigiorno l'arte odierna?
F:B:creare ponti possibili e impossibili
G.B:: Ma..da dove nasce la tua necessità di operare?
F:B: l'inattività mi rende inconsistente,se faccio sono,più di questo nono so.
G.B.: E qual è il tuo lavoro in cui più credi?
F:B: la casa fatta con i rifiuti del mercato.
G.B.: Se potessi, quale opera d'arte distruggeresti?
F:B: nessuna in particolare,mi piacerebbe poter intervenire su qualsiasi opera
quando ne avessi voglia.distruggerei un museo.Palazzo grasso.

G.B.:Tu ritieni che il sistema ci voglia morti?
F:B: no ci vuole stravivi, dobbiamo consumare.
G.B.Quale giovane artista con cui sei in contatto ritieni ti
abbia in qualche modo influenzato?
F:B: neil barbisan
matteo boffo

domenica, luglio 23, 2006

PROGETTO RETINO
A cura di Giulia Buono. Acchiappato n°2:
FABIO GUIN
G.B.: Ciao! Quale ruolo ritieni debba avere Oggigiorno l'arte odierna?
F.G.:sto cercando di capirlo...
G.B.: Da dove nasce la tua necessità di operare?
F.G.: dalla sensazione che molte cose non le vediamo...
G.B.: Qual è il tuo lavoro in cui più credi?
F.G.: tutti quelli che non ho mai terminato...
G.B.: Se potessi, quale opera d'arte distruggeresti?
F.G.: nessuna, ci pensa il tempo...
G.B.: Tu ritieni che il sistema ci voglia morti?
F.G.: il mio sistema è bere troppo in troppe occasioni. questo prima o poi mi ucciderà...
G.B.: Quale giovane artista con cui sei in contatto ritieni ti abbia in qualche modo influenzato?
F.G: se per influenza intendiamo il confronto con le figure che ruotano attorno al mio percorso, direi gaetano mainenti, il mio amico marco (matto) che artista non è ma ora lavora in un bar e le donne con cui condivido o condivisi amicizia e forme d'essere...

multicircus collection


“non-gruppo”, non avere nome o averne infiniti. Un gruppo che in realtà è una rete, un insieme di progetti con nomi diversi, un non-luogo di scambio, una struttura a geometria variabile dove si entra e si esce, una struttura senza fini meramente personali, dove si concordano progetti collettivi.
Tommaso Tozzi, in Arte Identità Confini, sottolinea uno degli aspetti interessanti di questo modo di operare collettivo:
Il “nome” ha un ruolo burocratico nella società. E’ utile per certe necessità, ma diventa un limite ad altre. L’identità fornita dal nome è la password d’accesso agli archivi che contengono la parte burocratica della nostra storia sociale. Evidentemente la nostra vita non si esaurisce nelle pratiche burocratiche, ma mette in gioco un insieme di relazioni per le quali il dover fare riferimento sempre a un unico nome è di fatto un limite. L’impossibilità di assumere identità multiple impedisce l’uso della metafora per descrivere noi stessi. Inoltre il dover fare riferimento al nome sempre attraverso la parola rende dominante il linguaggio verbale nella comunicazione.
La dominanza del linguaggio verbale nei sistemi di comunicazione del passato è stata una convenzione utile per le relazioni in società in cui la scrittura (rafforzata dalla stampa) era il sistema più usato (naturalmente niente ha vietato di comunicare anche con gesti, grugniti o altro).
Attualmente, con l’avvento e la sempre più larga diffusione di tecnologie mediali che permettono l’uso di ipertesti e del cyberspace nella comunicazione di massa, si pone l’evidenza di come la parola possa essere integrata in un modello plurilinguistico che fa uso contemporaneamente di immagini, suoni e sensazioni tattili.
La parola esplode per contenere altre forme linguistiche. Con essa crolla l’utilità delle convenzioni sociali che imponevano l’identità di fare riferimento in modo statico ad una parola.
ANONIMITA’ COME FORMA DI DEMERCIFICAZIONE

Lo ‘scambio simbolico’ emerse così come l’alternativa ‘rivoluzionaria’ di Baudrillard rispetto ai valori e alle pratiche della società capitalista e rappresentò una varietà di attività eterogenee nei suoi scritti degli anni settanta. Ad esempio, egli scrisse nella Critica:

“Lo scambio di apparenze, il presente che viene e se ne va, sono come l’aria che le persone inspirano ed espirano. Questo è il metabolismo dello scambio, della prodigalità, della festa – e anche della distruzione (che a sua volta risulta in un non-valore di ciò che la produzione ha eretto, valorizzato). In questo campo, il valore non è nemmeno riconosciuto”.

Egli descrisse anche la sua concezione di scambio simbolico ne Lo specchio della produzione, in cui scrisse:

“La relazione sociale simbolica è il ciclo ininterrotto del dare e del ricevere che, nello scambio primitivo, include il consumo del ‘surplus’ e dell’anti-produzione intenzionale”.

Il termine, perciò, si riferisce a delle attività simboliche o culturali, che non contribuiscono alla produzione capitalista, e all’accumulo di beni che potenzialmente costituisce una ‘negazione radicale’ della società produttivistica.

Il grande problema dell'arte del ventesimo secolo è la costante richiesta di qualcosa di nuovo e originale. Di conseguenza, mentre tutto sembra essere in uno stato fluttuante, niente di fatto cambia. Al contrario le stesse idee riscaldate costantemente riappaiono sotto una serie di nomi diversi. Ci sono voluti migliaia di anni per sviluppare una cosa come la prospettiva e oggi la gente richiede innovazioni radicali ogni settimana. Il risultato é che ottengono esattamente ciò che meritano - insulti.

venerdì, luglio 21, 2006

PROGETTO RETINO
a cura di Giulia Buono.Acchiappato n° 1:
ANDREA CAZZOLATO
G.B.: Ciao! Tu che ruolo ritieni debba avere oggigiorno l'arte odierna?
A.C.: L'arte, parola sempre più difficile da dire, capire e pronunciare, non ha limiti e non può averne, quindi non ha un ruolo soltanto, ma molti,io penso che sia un modo di fare, vivere, essere nelle cose, invece i mezzi e i linguaggi hanno limiti e ruoli, da rivelare costantemente.
G.B.: Da dove nasce la tua necessità di operare?
A.C.: La necessità di operare, viene da una coscienza della vita sempre maggiore e quindi dalla paura e desiderio della morte, che mi lascia scampo, solo nei segni che riesco a interpretare.Quindi è una necessità esistenziale verso il fare, nasce con me probabilmente,cresce e in qualche maniera non finirà mai.
G.B.: Qual è il tuo lavoro in cui più credi?
A.C.: Quello che sto per fare e non ho ancora fatto.
G.B.: Se potessi, quale opera d' arte distruggeresti?
A.C.: Non posso distruggere.
G.B.: Tu ritieni che il sistema ci voglia morti?
A.C.: Non so di quale sistema parli , ce ne sono molti, tutto è un sistema e ovunque cisono sistemi che si conpenetrano e si ripetono all' infinito, in alto e basso, da piccolo a grande , in avanti e indietro. Comprendono in se la morte e la usano per rigenerarsi,cambiare, e rimanere sempre uguali.
G.B.: Quale giovane artista con cui sei in contatto ritieni ti abbia in qualche modo influenzato?
A.C.: Uno è troppo poco, scusa ma non posso indicartene meno di tre, sono Franco, Fabio ePier, gli indirizzi li conosci, scegli tu oppure non scegliere; grazie per queste domande mi sono servite a riordinare pensieri, che troppo spesso non riesco a trattenere.
G.B.: Acchiapperò il primo che mi risponde! ciao, grazie anche a te!

venerdì, luglio 14, 2006

Opening Ceremony Now, 14 Luglio 22:00


Clicca sull'invito per entrare in MULTICIRCUS

giovedì, luglio 13, 2006

DOMANI: IL CIRCO!

Domani, 14 luglio, si aprirà il tendone di MULTICIRCUS. Per accedervi basterà cliccare sull'invito postato sopra a questo avviso, oppure sul link nella destra della pagina.
Prego tutti i bloggers di non postare nulla fino a lunedì 17, questo per garantire una maggiore visibilità al collegamento. A domani!
giuliabuonononèstupida presenta:
LE STORIE CHE NON GLIE NE FREGA NIENTE A NESSUNO
1°episodio
Quando ero piccola praticamente mio fratello, che era un po' più grande tipo che forse era già alle medie, mi aveva detto che lui era un mago ed era capace di far sparire i bambini.
Per la verità questa storia non mi convinceva tanto, ma gli avevo concesso attendibilità basandomi sulla fiducia che riservavo nei confronti della sua persona.
Un giorno però all'asilo non si presentò il mio amico Sandrino. E non si presentò neanche il giorno dopo. E non si presentò mai più, nè ne seppi alcunchè nei miei anni di vita che seguirono.
Sandrino si era visibilmente ritirato per motivi personali che non ci è dato conoscere.
Ma io avevo già spiegato agli altri miei piccoli amici che lo aveva semplicemente fatto sparire mio fratello, mago specializzato appunto in sparizione infanti.
All'asilo si propagò un'ondata di panico tale per cui nessun bambino voleva pìù frequentare, provocando non indifferenti disagi alle proprie madri.
Nell'arco di poco tempo la direttrice fu messa al corrente dei disordini in corso nel corso dei bambini dell'82. E a seguito di accurate indagini individuò il colpevole nella figura di mio fratello, che fu chiamato a dichiarare, dav
anti a madri e bambini, che lui non era un mago.

mercoledì, luglio 12, 2006

.wait.

martedì, luglio 11, 2006

Ci siamo...



Bene... tempo scaduto.
Conto alla rovescia per la pubblicazione di MULTICIRCUS. I siti sono finiti, quindi possiamo partire. Fatemi sapere quando volete inaugurare.

ma si puo?

domenica, luglio 09, 2006

claxon



non ci sono mai stati cosi tanti italiani,
come in questo momento,...
... in Italia !?!

venerdì, luglio 07, 2006

frattali


il macrocosmo nel microcosmo, il microcosmo nel macrocosmo.







lunedì, luglio 03, 2006

Genesi

Sogno spesso, di recente, oggetti dinamici e vivi. Con mia grande sorpresa ho scoperto, a livello intuitivo, di che si tratta. Stanotte, per esempio, ho sognato un letto che mattoncino su mattoncino, quasi come fossero i pixel di un render, si creava sotto i miei occhi dopo un mio preciso ordine. Non contento di questa "magia" pretendevo pure che mentre l'oggetto si creava, sulla superficie di ogni suo livello visibile vi comparissero a random siluette zoomorfe; ricordo particolarmente una figura che rappresentava una colomba. Ma per me, ormai, creare oggetti con l'uso della parola è ormai una consuetudine. Pochi giorni fa ho sognato un intero ambiente nato da un seme e cresciuto rigoglioso ed amichevole attorno alla mia persona. Un seme non più grande di un unghia. dopo essermi preoccupato di appoggiarlo per terra all'interno di una grande stanza, non necessariamente vuota, ho pronunciato alcune parole e da li il seme ha iniziato a germogliare. Niente di straordinario, se consideriamo quante volte usiamo una parola password per accedere a qualcosa che a tutti gli altri è precluso. Dal germoglio non cresceva un albero oppure un fiore, ma piastre esagonali di colore neutro. Le piastre esagonali facevano parte di un poligono, ancora chiuso e luminescente, che pareva studiare l'ambiente circostante mutando forma di contiuo. D'un tratto poi, le piastre esagonali iniziarono a riprodursi e rivestire la stanza nella forma che a loro sembrava più adatta. Ricordo il suono che producevano: un fruscio saturo, come di piume carezzevoli, senza il minimo riverbero nell'aria circostante. Ricordo alcuni esagoni, maldestramente distrutti mentre si stavano formando sul pavimento sotto di me, riformarsi e ricostruirsi nuovamente, come la pelle si rimargina dopo una ferita. A proposito, gli esagoni iniziarono a formarsi anche sopra la mia pelle, fino a rivestirmi completamente. Mi sentivo accolto, a mio agio custodito. Così lentamente si formava, sotto il mio sguardo, un intero luogo da abitare a mia misura completo di ogni tipo di servizio preimpostato. Sapevo in me che quella struttura era viva, autopulente ed in continua metamorfosi a seconda delle mie esigenze. Su di lei, avevo inoltre diritto di vita e di morte. In effetti ho capito dopo di cosa si trattava veramente: di nanotecnologie inserite in organismi vegetali mutati geneticamente. nanoteconologie in grado di riprodursi e determinare la forma dell'organismo in cui vivono indissolubilmente legati interagendo nel codice genetico. Cos'è quel letto e quell'ambiente se non semplici algoritmi che determinano una forma frattale? Il codice genetico è in realtà l'ossatura delle forme reali quanto lo è il codice di una pagina web o di un software. Un codice è un insieme di istruzioni e si realizza attraverso un interprete, che nel caso di una pagina web è un browser e nel caso di un codice genetico... chi interpreta quelle istruzioni? Qui la differenza: il codice di una pagina web lo inventiamo, il codice genetico è un mondo ancora da svelare...




sabato, luglio 01, 2006

rebus


Fatto sta che non esiste attività liberamente ricercata dall’uomo, che sia esente da profonde e illuminanti motivazioni. Anche il gioco. E i modi di giocare sono infiniti, e talora non sembrano neppure tali. Si prenda la domenica...
... ritualisticamente, il tifoso si concede a questo gioco fatto di pagine sportive, tabelle, schedine, radio, TV, interviste, cronisti, egli sconvolge e ricostruisce un linguaggio che è suo, un mondo che gli appartiene forse più di quello in cui esaurisce la sua quotidianità.
Questa è la costante prima del gioco. Si tratti di un bambino che raccoglie figurine, che gioca con le bambole, o di un adolescente che di volta in volta scopre una imprevista dimensione personale giocando a monopoli, o di uno scacchista che al di là della scienza di cui è esperto rimane ogni volta affascinato dalla sempre diversa disposizione dei pezzi sulla scacchiera, quasi gli comunicassero chissà quali esoteriche armonie, il giocatore è impegnato a riscoprire, a reinventare una dimensione delle cose, a rifarsi un linguaggio, ad accertare se stesso rovistando, istintivamente, presso le origini, i primordi.

Nico Ferran

la soluzione sta nel commento