domenica, luglio 23, 2006

multicircus collection


“non-gruppo”, non avere nome o averne infiniti. Un gruppo che in realtà è una rete, un insieme di progetti con nomi diversi, un non-luogo di scambio, una struttura a geometria variabile dove si entra e si esce, una struttura senza fini meramente personali, dove si concordano progetti collettivi.
Tommaso Tozzi, in Arte Identità Confini, sottolinea uno degli aspetti interessanti di questo modo di operare collettivo:
Il “nome” ha un ruolo burocratico nella società. E’ utile per certe necessità, ma diventa un limite ad altre. L’identità fornita dal nome è la password d’accesso agli archivi che contengono la parte burocratica della nostra storia sociale. Evidentemente la nostra vita non si esaurisce nelle pratiche burocratiche, ma mette in gioco un insieme di relazioni per le quali il dover fare riferimento sempre a un unico nome è di fatto un limite. L’impossibilità di assumere identità multiple impedisce l’uso della metafora per descrivere noi stessi. Inoltre il dover fare riferimento al nome sempre attraverso la parola rende dominante il linguaggio verbale nella comunicazione.
La dominanza del linguaggio verbale nei sistemi di comunicazione del passato è stata una convenzione utile per le relazioni in società in cui la scrittura (rafforzata dalla stampa) era il sistema più usato (naturalmente niente ha vietato di comunicare anche con gesti, grugniti o altro).
Attualmente, con l’avvento e la sempre più larga diffusione di tecnologie mediali che permettono l’uso di ipertesti e del cyberspace nella comunicazione di massa, si pone l’evidenza di come la parola possa essere integrata in un modello plurilinguistico che fa uso contemporaneamente di immagini, suoni e sensazioni tattili.
La parola esplode per contenere altre forme linguistiche. Con essa crolla l’utilità delle convenzioni sociali che imponevano l’identità di fare riferimento in modo statico ad una parola.
ANONIMITA’ COME FORMA DI DEMERCIFICAZIONE

Lo ‘scambio simbolico’ emerse così come l’alternativa ‘rivoluzionaria’ di Baudrillard rispetto ai valori e alle pratiche della società capitalista e rappresentò una varietà di attività eterogenee nei suoi scritti degli anni settanta. Ad esempio, egli scrisse nella Critica:

“Lo scambio di apparenze, il presente che viene e se ne va, sono come l’aria che le persone inspirano ed espirano. Questo è il metabolismo dello scambio, della prodigalità, della festa – e anche della distruzione (che a sua volta risulta in un non-valore di ciò che la produzione ha eretto, valorizzato). In questo campo, il valore non è nemmeno riconosciuto”.

Egli descrisse anche la sua concezione di scambio simbolico ne Lo specchio della produzione, in cui scrisse:

“La relazione sociale simbolica è il ciclo ininterrotto del dare e del ricevere che, nello scambio primitivo, include il consumo del ‘surplus’ e dell’anti-produzione intenzionale”.

Il termine, perciò, si riferisce a delle attività simboliche o culturali, che non contribuiscono alla produzione capitalista, e all’accumulo di beni che potenzialmente costituisce una ‘negazione radicale’ della società produttivistica.

Il grande problema dell'arte del ventesimo secolo è la costante richiesta di qualcosa di nuovo e originale. Di conseguenza, mentre tutto sembra essere in uno stato fluttuante, niente di fatto cambia. Al contrario le stesse idee riscaldate costantemente riappaiono sotto una serie di nomi diversi. Ci sono voluti migliaia di anni per sviluppare una cosa come la prospettiva e oggi la gente richiede innovazioni radicali ogni settimana. Il risultato é che ottengono esattamente ciò che meritano - insulti.

2 Comments:

Blogger fabio guin said...

francobolli?

14:17  
Anonymous Anonimo said...

Che bella idea questa di multicircus! Ma quando è bravo e sopratutto ma quanto è FIGO... questo prof. Mainenti!!!!

21:51  

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