lunedì, maggio 22, 2006

EDUCAZIONE:
Dal latino e-ducere, letteralmente “trarre fuori”, poi usato soprattutto con i significati di “condurre”, “allevare”.
Sembrerebbe proprio che alle origini del significato odierno ci sia una metafora ripresa dalla pastorizia: portare fuori il bestiame dai recinti e condurlo al pascolo sorvegliandolo e accudendolo. Non si rida, perché, di fatto, l’associazione di idee latina è pertinente con quella che è stata ed è, nel bene e nel male, la prassi dell’educazione. Nel bene: la cura che si ha di qualcosa di prezioso. Nel male: l’enfasi sul controllo anziché sulla creatività e sull’autonomia (colui che e-duca, il docente è etimologicamente “duce” colui che conduce), il fatto che l’uscita da un recinto preluda a un ritorno dentro l’area recintata. Chi ricorda l’ingresso in classe dei bambini in fila per due affiancati al maestro non faticherà a vedere che la connessione con il bestiame non è campata in aria.

Di Greta Helgadottir Vermeer




FAMIGLIA:
Dal latino famiglia, che originariamente designava “l’insieme dei famuli”.
I Famuli erano i servitori che vivevano presso lo stesso focolare domestico.
È comunemente accettata la l’interpretazione di Gesualdo Delendati Scotti, risalente ai primi del ‘900, che per primo sottolineò come nella Roma antica l’autorità del pater familias fosse tale da spingere verso l’assimilazione di tutti gli abitanti della casa a membri della famiglia senza distinzione di vincolo, parentale o servile. L’interpretazione non cambierebbe qualora si recepisse il suggerimento di Semerano, che , come al solito, individua la radice nell’accadico, nella fattispecie hammu , “padre”. In effetti il potere del capo famiglia romano era assoluto. Figli e schiavi erano quasi la stessa cosa, a differenziarli era semmai il destino a loro riservato. Se infine, accettiamo l’approfondimento di Matveien (preziosi questi latinisti finnici!), tutti erano famuli rispetto al pater , nel senso di “ coloro che ricevono nutrimento”. La famiglia era pertanto tale solo nella relazione tra uno, il capo, e i molti, e non nel rapporto di parentela tra individui. Successivamente, esclusi i servi, il gruppo famigliare è stato individuato nei discendenti da un antenato comune, che poteva essere vivente o defunto a seconda dell’estensione di volta in volta presa in considerazione. Benché dimenticate, le origini all’insegna dell’autorità e del nutrimento hanno lasciato il segno nel tempo. La famiglia è stata, ed ancora è, il teatro del conflitto tra sicurezza e libertà. Storicamente, non necessariamente in ogni caso, la famiglia ha svolto la funzione di tutrice della prima contro la seconda. Oggi, i tempi sono percepiti come insicuri, è necessaria non una rottura contro il passato, ma un riequilibrio delle posizioni. La famiglia ha bisogno di aprirsi ad una pluralità di modelli possibili.

Di Greta Helgadottir Vermeer