sabato, gennaio 24, 2009

e che dire delle Georgiche di Virgilio?

Suvvia ora: le qualità esporrò, attribuite alle api da Giove
stesso come ricompensa per aver seguito gli arguti suoni dei
Cureti e i loro squillanti bronzi, e nell'antro di Ditte il re del
cielo nutrito .
Uniche, hanno in comune i nati, indivisi i tetti
della loro città, e passano sotto leggi grandiose la vita: e uniche
una patria e fissi penati conoscono. Dell'avvento dell'inverno
sempre memori, in estate esercitano la fatica e quanto hanno
insieme raccolto, ripongono. Infatti c'è chi al cibo attende e
secondo l'accordo pattuito si affatica sui campi; una parte
nel chiuso delle dimore le stille del narciso e l'appiccicoso glutine
della corteccia dispone quale primo sostegno dei favi, per poi
sospendervi le tenaci cere; e chi la speranza della stirpe, la
prole appena cresciuta, trae fuori, chi i purissimi mieli addensa,
coprendo di quel limpido nettare le celle.
Ve ne sono cui toccò in sorte la custodia degli ingressi, e si avvicendano
nello spiare la pioggia e le nubi del cielo, oppure accolgono il carico di chi
arriva o schierate a battaglia l'ignavo branco dei fuchi dalle mangiatoie
respingono; ferve l'opera e odora di timo la fragranza dei mieli.

http://www.apicolturaonline.it/georgiche.htm