venerdì, marzo 02, 2007

Ciò che non è percepito è comunque latente, questo significa che qualcosa che non “vediamo”, non necessariamente non esiste, ma è in realtà presente in potenza. Nel momento in cui la nostra percezione si affina, la nostra capacità di intelleggere si evolve e ci accade quindi, di cogliere cose prima invisibili nella situazione a noi abitudinaria. Una percezione fine è perciò accompagnata da una profonda coscienza e dunque conoscenza; un individuo che manca di queste peculiarità, inevitabilmente è circondato da una realtà assai più povera di quella che percepisce un individuo che le possiede. Accade spesso allora, che due individui posti nella stessa situazione vivano reazioni assolutamente differenti (noia, gioia, felicità, disgusto ecc.) dunque, la rappresentazione che un individuo può avere della realtà, dipende necessariamente dalla coscienza del valore dei segni, dei simboli, con cui essa si manifesta, siano essi arbitrari o convenzionali.

Estratto da: "La parola nascosta"
(presto in tutte le reti)

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

e una paletta in testa?!

21:52  
Blogger shamal said...

Questo commento è stato eliminato dall'autore.

16:27  

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