giovedì, novembre 30, 2006

scena IV


qui è dove mi rifugio, questo è il mio scudo, il mio comodo scudo che nessuno vede tranne io. mi stendo su quelle poltrone comode, alla deriva nella stanza, e rilasso il mio corpo unto. così unto dal contatto con altri corpi da non poter mettere specchi alle pareti. è sufficente la sensazione... e lascio cadere una mano sulla moquette, su quella morbida moquette che ho avuto cura di installare, e poi la rialzo, la mano... la rialzo per grattarmi un chiappa incrostata... il prurito che si spegne e poi, disegnare epigoni d'idee già visitate al pensiero che il prurito è un gesto così stupido, eppure così spontaneo e necessario... in questa stanza, mentre il mio corpo si scrosta, intesso trame sottili tra eventi e fatti cose e persone e, ad ogni filo che appare, un coccio di unto cade. il mio corpo, la sua immagine, cade a pezzi; pezzi che si allargano in minuscoli frammenti al solo contatto col pavimento... strano... ignorano la morbida moquette attraversandola e frangendosi direttamente sul cemento sottostante... lo si capisce dal rumore e dall'apparenza dei cocci, che appaiono e scompaiono come terre emerse nel mare... e sotto le croste? che cosa c'è sotto la crosta?
immagine: stanza virtuale da modello cad elaborato in 3d.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

sotto la crosta? l'immensità....

12:13  

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