giovedì, settembre 21, 2006



Nella sua ricerca del senso e del nome il
"nostro uomo", girava il mondo coglieva
ogni occasione, prestava ascolto al proprio
intimo e chiedeva "è questo che cerco?"
ma la risposta ere sempre :
"no, non è questo
che cerco." Finiva col ritrovarsi sempre
a mani vuote, e da questa circostanza
traeva l' unica conclusione possibile: che quel
che ogni volta credeva di aver trovato non
era ciò che cercava, che egli non lo aveva
individuato correttamente, né lo aveva cercato
al posto giusto.

Un giorno vi fu una piccolissima svolta,

proprio una di quelle che, essendo
molto piccole, provocano grandi mutamenti.
Egli cessò di chiedersi se avesse finalmente
raggiunto l' obbiettivo della sua ricerca e
si rese conto che un qualsiasi questo non
poteva mai essere altro che un nome
attribuito a qualcosa che era in lui e non nel

mondo esterno: e i nomi non sono altro
che suoni e fumo.

Improvvisamente capì che la ricerca

era stata l' unica causa del suo non trovare,
che nel mondo non si può trovare, e non
si può quindi avere, ciò che da sempre si è.
Per lui si avverarono così le parole dell' Apocalisse,

che preannunciano la fine dei tempi: e sprofondò
nella pienezza eterna del presente.
Ma visse per questa atemporaleità solo per una

frazione di secondo, perché, nel tentativo
di fermarla, subito ricadde nell' ipersoluzione
di dare un nome all' esperienza e di cercare
di riprodurla...



WATZLAWICKPAUL

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

non serve a nulla chiedere un chilo di chiodi al fiorista...

nonostante tutto il conte di saint-germain scava nella teosofia...

e noi?

chi è simbolo? di cosa?

la carne intorno è l'abito che riveste un'abitudine che abitiamo con amarezza...

04:25  

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